Ė ben nota come meta balneare, si è affermata negli anni come polo fieristico e congressuale, ma nel centro di Rimini batte un cuore antico.
Lasciandosi il mare alle spalle e volgendo lo sguardo verso le colline e gli Appennini che le fanno da cornice. Si noterà infatti che i campanili prendono il posto di palazzi e alberghi. Basterà poi varcare la linea della ferrovia, che sin dalla fine del 1800 ha determinato lo sviluppo e la coesistenza della Rimini turistica e di quella vissuta dai riminesi, per iniziare una vera a propria passeggiata nella storia. Che dall’antica Roma ci porta fino ad un recente passato prossimo.
Non a caso passeggiata, perché il centro storico di Rimini è in gran parte interdetto al traffico, oltre ad essere facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, ma anche tranquillamente a piedi o in bicicletta, percorrendo le diverse piste ciclo-pedonali che permettono di spostarsi in sicurezza da una parte all’altra della città.
Da più di 2000 anni il Ponte di Tiberio e l’Arco d’Augusto rappresentano i punti d’ingresso della città. Eretti agli estremi di quello che era il decumano dell’Ariminum romana, determinano anche il traguardo e l’inizio di importanti arterie viarie: la via Flaminia (che univa Roma a Rimini), la via Emilia che da Rimini si inoltrava attraverso la pianura Padana e la via Popilia in direzione Ravenna.
Ponte di Tiberio
La colonia romana di Ariminum fu fondata nel 268 a.C. sulle rive del fiume Marecchia. Ed è proprio per attraversarlo agevolmente che nel 14 d.C. Augusto dà inizio ai lavori di costruzione del ponte. Inaugurato nel 21 d.C. sotto il dominio dell’imperatore Tiberio. La leggenda che lo ammanta lo vorrebbe indistruttibile: sicuramente ha resistito a due millenni di storia, alla devastazione della seconda guerra mondiale, ed ancora oggi la sua pietra bianca d’Istria e i suoi parapetti massicci rappresentano per i riminesi un passaggio sicuro e pressoché obbligato per raggiungere il centro storico della città. Percorrendo quello che oggi è il Corso d’Augusto, al centro del quale si apre, in corrispondenza dell’antico foro romano, Piazza Tre Martiri prima ancora Giulio Cesare, è possibile ammirare e raggiungere l’Arco d’Augusto.
Arco d’Augusto
L’imponente porta celebrativa è stata costruita per volere del Senato Romano nel 27 a.C. in onore di Ottaviano Augusto. Appare oggi sormontata da una merlatura in laterizi che in epoca medioevale ha preso il posto della statua equestre (o in quadriga) dell’imperatore che svettava alla sommità dell’arco.
Queste sono solo due delle tante testimonianze della Rimini romana, è infatti possibile vedere ancora oggi la Porta Montanara, lacerti delle pavimentazioni stradali, i resti dell’anfiteatro e soprattutto si può osservare da vicino uno spaccato di vita dell’epoca, oltre che delle vicende storiche di Rimini nei secoli successivi, visitando lo scavo archeologico della “Domus del Chirurgo”.
Domus del Chirurgo
Una scoperta fortuita del 1989 ha dato inizio a un’opera di scavo minuziosa che ha permesso di riportare alla luce e di rendere fruibile al pubblico non solo una domus del II sec d.C., ma anche edifici successivi o risalenti al periodo repubblicano. Sono stati così recuperati pavimenti e affreschi, ma anche oggetti d’uso quotidiano e soprattutto una ricca strumentazione chirurgica (custodita nel Museo della Città). All’interno dell’area archeologica sfogliando con gli occhi le stratificazioni dello scavo come fossero pagine di un enorme libro, si possono osservare secoli di storia, passando in un batter di ciglia al medioevo.
La Rimini Medioevale
Pur rimanendo indelebile l’impronta romana. In epoca medioevale il fulcro della città si sposta verso quella che è oggi piazza Cavour, sulla quale si affacciano il Palazzo dell’Arengo (1204) e del Podestà (sec XIV).
Punto d’incontro per antonomasia per i riminesi, campeggia nella piazza l’antica fonte medioevale detta della “Pigna”, per l’elemento decorativo alla sua sommità, posizionato nell’Ottocento in sostituzione di una statua di San Paolo.
A poca distanza troviamo la chiesa di Sant’Agostino, risalente alle fine del XIII secolo. Pur rimaneggiata nei secoli, mette in mostra un mirabile esempio di architettura gotica. Al suo interno sono conservati preziosi affreschi e un crocefisso ligneo rappresentativi di quella che è conosciuta come la “Scuola Riminese del ‘300”, importante movimento artistico del XIV Secolo.
Il Tempio Malatestiano.
Un altro importante crocefisso ligneo, questo attribuito a Giotto, è conservato nella Cattedrale di Rimini, conosciuta come Tempio Malatestiano. Uno dei simboli (incompiuti) del Rinascimento italiano, voluto da Sigismondo Pandolfo Malatesta signore di Rimini da 1432 al 1468. Il progetto della struttura e delle decorazioni esterne sono di Leon Battista Alberti, realizzate da Matteo de’ Pasti (responsabile inoltre dell’assetto architettonico-decorativo). L’interno è arricchito dalle decorazioni marmoree ad opera di Agostino di Duccio e della sua bottega, insieme all’affresco dipinto da Piero della Francesca.
Castel Sismondo
Altro simbolo del potere malatestiano è la rocca. Castel Sismondo rappresenta i due volti della personalità di Pandolfo Malatesta: da un lato il mecenate dall’altra il soldato. Residenza fortezza, protetta da un possente apparato difensivo, realizzato con la consulenza di Filippo Brunelleschi. Sulla porta, scolpiti nella pietra, si vedono l’elefante, la rosa e la scacchiera simboli dei Malatesta.
La Vecchia Pescheria
Rimini è città di mare, dove sono riconoscibili i luoghi di lavoro e di vita dei marinai e dei pescatori, di oggi e di ieri. Sull’antica piazza medioevale nel 1747 è stata costruita, su disegno di Giovan Francesco Buonamici, una grande pescheria coperta, dotata di acqua corrente e di lunghi banchi di pietra dove esporre il pescato.
Il Teatro Galli
Sulla stessa piazza dal 1857 si affaccia anche il teatro Amintore Galli. Progettato da Luigi Poletti fu inaugurato dalla prima de L’Aroldo diretta dallo stesso Giuseppe Verdi. Gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, solo con il termine dei lavori di ricostruzione ad oggi in corso, tornerà alla sua funzione originaria.
Cinema Fulgor
L’edificio settecentesco della famiglia Valloni, progettato dall’architetto Giuseppe Valadier. Nel 1920 fu trasformato nel cinema Fulgor. Ė qui, come ricordato dallo stesso maestro, che Federico Fellini scopre la magia del grande schermo.
Questo è solo un assaggio di quanto possiamo vedere o scoprire a Rimini alzando gli occhi. Una passeggiata che vale la pena di fare in ogni stagione e con ogni condizione atmosferica.
Proponiamo un’ultima tappa, che rappresenta il compimento e l’approfondimento di quello che abbiamo visto fino ad ora. Un valido consiglio anche per le giornate uggiose d’estate o per una gita fuori porta: il Museo della Città.Realizzato nella sede del settecentesco convento dei Gesuiti.
Percorrendo le sue sale, passeggiando nei giardini, risalendo lo scalone è possibile viaggiare nel tempo dalla preistoria ai giorni nostri:
- attraverso gli oggetti,
- i ritrovamenti
- le opere di quanti nei secoli sono nati, hanno vissuto e si sono lasciati ispirare da questa città sospesa tra campagna e mare, tra passato e futuro.