Questo è un classico titolo adatto per cominciare una rubrica, ma in fondo lo sappiamo bene, gli inizi non coincidono mai con la prima pagina di un libro, con il primo giorno dell’anno, con il primo viaggio, con il primo amore.
Ogni alba è un inizio cui segue un tramonto che insegue una nuova alba in un ciclo di rincorsa perenne.. ma alla fine quando è che tutto inizia?
Quali sono stati i tuoi inizi?
Non parlo di quando, il 31 dicembre, scrivi la lista dei buoni propositi per l’anno che verrà. Non mi riferisco neppure a quegli inizi obbligati da “il mio ragazzo mi ha lasciata, ricomincio da me” o “ho perso il mio lavoro e devo ricominciare”, o anche “faccio un viaggio per riiniziare”.
Ci sono degli inizi forzati, obbligati e faticosi, dove senti il bisogno chiudere il passato in un cassetto e buttare la chiave, pensando così di poter ripartire da zero. Spesso però si ricade nelle modalità di sempre: problemi simili ma con persone nuove, posti nuovi a mille mila chilometri da casa e lo stesso malinconico stato d’animo.
Ci sono altri inizi, lenti, silenziosi, di cui ti rendi conto solo dopo un lungo viaggio in treno, scendi, cammini e, in un momento poco memorabile e neppure degno di nota, scopri che stai iniziando. Non sei una lavagna vuota, assomigli più ad un Gran Canyon, ogni singola goccia d’acqua e vento che ti ha toccato, ti ha levigato, trasformato, sfinito, reso unico.
Scopri di aver iniziato quando stai già percorrendo un nuovo cammino e spesso neppure ti ricordi qual è il momento preciso in cui tutto sia cominciato.
Il viaggio, proprio nel suo significato, non è l’inizio, ma il percorso: quel momento di riflessione intima, di dialogo con me stessa che avviene ovunque: sia a Machu Picchu che sul regionale di Trenitalia.
Come si suol dire? L’importante è il viaggio, non la destinazione.
Per me proprio per questo: è fondamentale per conoscermi e riconoscermi.
Viaggiare per potermi domandare come sono arrivata fin lì e dove vorrò andare ancora.
Alla fine è così no? Se non so dove sia l’inizio del gomitolo, come posso costruirci una sciarpa? Ricordo che spesso, da piccola, per trovarne la cima, ripercorrevo tutto il filo.
Nei miei quattro anni di psicoterapia sono partita e tornata molte volte, ho attraversato tappe importanti e ripercorso i miei gomitoli nella smaniosa ricerca delle cime dei fili.
Sono arrivata lì con la paura profonda di aver perso me stessa, di essere vuota e, dopo diversi mesi, sono atterrata da sola di notte a Lisbona e mi sono sentita persa e sola di nuovo.
Non parlavo una parola di portoghese, ed anche il mio inglese non era proprio splendido. Scendo dall’aereo, salgo su un taxi con tutte le mie valigie piene di incoscienza e chiedo di portarmi al mio ostello.
Il taxista ad un certo punto si ferma e, farfugliando parole incomprensibili, mi lascia in mezzo ad una piazza, ma dell’ostello nessuna traccia. Inizio a camminare al buio per quelle strade sconosciute e stranamente silenziose, carica delle mie paure e dei miei vestiti.
Ad un certo punto eccolo là: entro, mi metto nella mia “cuccetta” e ci sono.
Non avevo solo trovato l’ostello in quella strada, mentre continuavo a pensare di essermi persa, mi ero trovata.
Non c’era nulla di speciale in quel momento, ma sentivo di avere il gomitolo della mia vita in mano ed era sufficiente.
Iniziare significa principalmente “dare inizio ad una serie d’azioni”, ma il suo significato originario era “iniziare ai misteri religiosi”. In questo significato si parla di “ammissione alla conoscenza”. Dentro questo nostro discorso, mi piace tradurlo come quel momento in cui entri a conoscenza di te stesso, della tua storia. A quel punto puoi cominciare a viverlo, iniziarti.
Quella notte a Lisbona, è stato il mio momento, la presa di conoscenza di un percorso che era già cominciato da un po’ e che adesso sarebbe proseguito consapevolmente.
Anni dopo lo tradussi come l’inizio della mia “Seconda Vita” e, finita la terapia, già stava iniziando la “Terza”. Perché in qualsiasi modo si cerchi di farlo, di conoscersi da un nuovo punto di vista o più profondamente, questo comporta sempre un nuovo inizio, spesso inconsapevolmente.
Anche per My Take It sta per arrivare “l’iniziazione” che permetterà di conoscerci e farci conoscere nuovamente.
E i tuoi inizi?
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