Tra le colline del Montefeltro e la valle del Metauro, Urbania vive tranquilla. Un piccolo borgo, di quelli cari alla tradizione italiana. A chi la guarda la cittadina appare quasi come un prolungamento della via Emilia col sue stradine porticate che ricordano Bologna o Reggio Emilia. Ma la storia d’Urbania è antica e copia di nessun altra, figlia delle terre del Montefeltro su cui sorge ed intrecciata a doppio filo a quella del ducato d’Urbino che sta lì, una manciata di chilometri a est. Chi vorrà seguire la sua storia deve sapere che potrebbe arrivare lontano o da lontano arrivare.
Io partirò da San Pietroburgo.
Urbania com’era
Casteldurante
Nel 1885 Alexander Basilewsky vendette allo zar Alessandro III la sua collezione privata che fino allora aveva esposto a Parigi. Questi gioielli dell’arte che Basilewsky aveva acquistato in Europa per genuina passione finirono dritti nelle stanze dell’Ermitage dove rimasero fino a quando la commissione Antiquariato stalinista ne vendette 25 ai maggiori musei del mondo, come il Victoria & Albert di Londra. Se andrete a San Pietroburgo, visitando le stanze dell’Hermitage vi ritroverete lungo la visita fra le collezioni di maioliche. Se osserverete con attenzione le opere, ad un certo punto, avrete davanti un piatto con Lucrezia datato 1549 monogrammato C G e un frammento di coppa con Caino e Abele. Sul retro di entrambe la provenienza: Casteldurante, nient’altro che Urbania. Questo era il nome della piccola città fino al 1636, anno in cui papa Urbano VIII Barberini ne mutò il nome in quello odierno. La produzione ceramica nella zona fu fiorente fin dal medioevo: molti sono i reperti ritrovati nel sottosuolo e negli archivi non mancano i nomi di botteghe e ceramisti. Casteldurante e i suoi manufatti si trovarono grazie all’arte – e non solo – un posto nel mondo.
Urbania com’è
Il teatro Bramante
E anche oggi Urbania tiene saldi i fili della sua storia: a Natale scorso davanti al teatro Bramante – un piccolo gioiello architettonico – gli urbaniesi hanno eretto un albero di natale di maiolica che, incurante del cambio stagione, troverete lì qualsiasi sia il periodo della vostra visita. Se avrete occasione – che non sempre è aperto – nel teatro entrateci: piccolo quanto prezioso, con la classica forma a ferro di cavallo, ha decorazioni minute e bellissime. Fu costruito sulle basi di una fortezza trecentesca ed inaugurato il 1864 con il Trovatore di Giuseppe Verdi. Se poi vi capiterà di assistere ad uno spettacolo dal vivo potrete apprezzare la dimensione intima e raccolta delle performance che vi hanno luogo.
Le botteghe delle maioliche
Da qui lasciatevi andare per le viuzze del centro: perdersi è impossibile, ne guadagnerete in sorpresa. La strada principale è porticata su entrambi i lati. Ci sono piccoli negozietti ma non cadrete nelle trappole per turisti che mancano – per fortuna – totalmente. Ancora oggi, invece, sono presenti artigiani con le loro botteghe di lavorazione della ceramica: una fra tutte la troverete in Piazza Camillo Benso Cavour, in cui Gilberto Galavotti e Giuliano Smacchia hanno aperto il loro laboratorio, uno scrigno di bellezza.
La chiese ed il palazzo ducale
Proseguendo il vostro giro per il centro non perdetevi il cosiddetto cimitero delle mummie. Si tratta del la chiesa dei morti, la quale ospita al suo interno 18 corpi conservatisi grazie ad un curioso processo di mummificazione naturale dovuto ad una muffa che ha intaccato i cadaveri prosciugandoli dagli umori ed essiccandoli. Attenzione: non mancate di far caso allo splendido portale gotico che dà accesso al luogo!
Andando avanti, non potrete non notare un edificio maestoso che si affaccia sul fiume: è il Palazzo ducale commissionato a Francesco di Giorgio Martini nel 1470 dai Montefeltro prima e dai della Rovere poi: magnifica la biblioteca come il suo cortile porticato! All’interno troverete inoltre il Museo Civico, ricco di opere appartenenti al patrimonio cittadino, ceramiche in primo luogo, ma anche lavori di pittura ed incisioni.
Le chiese sono molte e visitandole sarà come scorrere le pagine di un manuale illustrato di storia dell’arte: gli stili si avvicendano, la storia si srotola in un percorso affascinante e armonioso: dal gotico del portale della chiesa dei morti di cui vi ho già raccontato passerete al Rinascimento della chiesa del Corpus Domini; Ci sarà il barocco di S.Caterina e S.Francesco e addirittura il “liberty” dell’architettura civile degli anni ‘20 del ‘900.
Il Barco ducale
A circa un km dall’abitato, sulla strada per Sant’Angelo in Vado, troverete il Barco ducale. Nato come residenza di caccia dei duchi d’Urbino, è stato progettato da Francesco di Giorgio Martini. Fu completamente rifatto nel ‘700 sotto ispirazione vanvitelliana dati i problemi di stabilità dovuti alla situazione idrogeologica: la volontà dei duchi di costruirlo vicino al letto del Metauro per raggiugnerlo in barca non si è rivelata una scelta felice. Purtroppo il Barco è chiuso al pubblico per cui non sarà possibile visitarne l’interno. Se potete andateci di notte: l’illuminazione progettata crea intorno all’edificio un’atmosfera magica. Di giorno, invece, potrete comunque godervi l’esterno: passeggiate, escursioni o pic -nic, non avrete che l’imbarazzo della scelta.
Urbino sta lì, a una ventina di chilometri: occasione imperdibile per visitare il palazzo ducale, la pinacoteca, l’orto botanico e una città intera che è gioiello
del rinascimento italiano.
Urbania e il paesaggio del Montefeltro
Storia e cultura a Urbania sono ricche, ma ciò che personalmente trovo magnifico è il paesaggio: colline verdi e rigogliose a primavera, dorate nel cuore dell’estate. Forme incantevoli attraversate da sentieri sterrati che sembrano stradine uscite da una fiaba. Fermate la macchina e percorretele per raggiungere nessun luogo che non sia lo spazio che vi portate sotto la suola delle scarpe. Ad esempio, dal santuario di Santa Maria della Battaglia -piccolissima chiesetta fuori città – parte una sterrata. E’ una strada di servizio per coloro che abitano in quella zona – non molti in verità. Vi ritroverete affianco a piccoli boschi, campi d’erba medica e cereali. Se avrete fortuna e pazienza, al mattino presto o al tramonto vi potrà succedere perfino d’avvistare qualche capriolo o una volpe.
Urbania a tavola
E ora passiamo al cibo! No, non l’ho dimenticato: a Urbania i posti per mangiare non mancano e il suo territorio è sede di una tradizione gastronomica ricca. Un prodotto su tutti, il “crostolo”, una sorta di piadina tipica del luogo da accompagnare a salumi e formaggi di produzione locale. Non voglio fare un elenco di trattorie, pizzerie e ristoranti ma un nome lo voglio citare: il ristorante Bramante a Fermignano, bellissimo paesino a due passi da Urbania che ha dato i natali a Bramante. Una cucina curata e attenta, condita dalla gentilezza e simpatia dei proprietari.
Urbania in festa!
Urbania è anche terra di tradizioni e feste: l’Epifania fra queste ha un posto particolare! Proprio a Urbania viene eletta la “Befana d’Italia”. La povera vecchina la quale è costretta a fare un volo di 36 metri dalla torretta campanaria fino all’atterraggio della sua discesa volante: duro lavoro il suo! Dura 4 giorni la sua festa, giorni in cui la cittadina si trasforma: sorgono la Piazza del Cioccolato, l’Emporio della Befana, la Piazza del fai da te, il Cortile dei sapori e il Parco giochi della Befana. Luoghi magici ed effimeri si creano per scomparire fino a all’anno successivo.
Da Urbania non è tutto, ma il resto potrete scoprirlo voi stessi: il Montefeltro è una terra che saprà abbracciarvi.
P.s. Per tutte le foto – salvo quando diversamente specificato – ringrazio Doina Pascal, che mi ha permesso d’utilizzare i suoi magnifici scatti della città. Vi invito a visitare il suo profilo Instagram: resterete a bocca aperta!