Il passo dello Stelvio…
Quando la paura fa 3 volte 9… e non 90!
Qualcuno lo definisce il passo dello Stelvio paradiso. Altri, il suo opposto. Sta di fatto che percorrere lo StilfserJoch non è comunque granché facile, specialmente se si guida una moto sportiva come la mia (una Ducati 999)
Il perché è presto detto: i tornanti di questo passo sono tanti! Pressoché regolari, ma stretti e impegnativi che portano ai suoi 2.758 metri d’altezza, collocandolo tra i passi più alti del nostro paese ma anche d’Europa. E alla fine, nonostante la paura, l’ho rifatto ben tre volte!
La sua funzione era fare da ponte europeo tra l’Italia e l’Austria, Vienna.
Adesso, invece, la statale che lo attraversa è un must che collega la valle del Braulio – Bormio – alla Val Venosta – Prato allo Stelvio -. Sebbene, in verità, ci sia una terza via che porta su dalla Svizzera, passando per l’Umbrail.
[Ove consiglio di soggiornare presso l’hotel Gasthaus Alpenrose Plattatschas, Sta. Maria Val Müstair. Il costo di una doppia si aggira sui 60 Franchi circa (non dimentichiamo che si è già in Svizzera): sembra un po’ di stare in una baita alpina, perfettamente in linea con il luogo! A piano terra il ristorante, per metà interno e per l’altra nella splendida terrazza panoramica mentre le camere si trovano ai piani superiori. La cucina è buona, ma la crema al mascarpone pareva più una panna cotta al lime. Bocciata! La colazione non è continentale, però soddisfa. Il personale è cortese e la madame, parla anche un buon italiano.]
Il passo dello Stelvio è sicuramente un po’ un battesimo per chi va su due ruote o, per me, anche solo una tacca sul fucile.
Per i motociclisti è spesso motivo di orgoglio l’averlo percorso e non è raro sentirsi chiedere su quale versante ci si sia cimentati.
Questo perché, su ottantotto tornanti, quelli da Bormio al passo sono decisamente più dolci, mentre i restanti quarantotto son i peggiori!
Sul passo dello Stelvio non ci pieghi e “strisci il ginocchio”: non solo è un controsenso, ma il raggio delle curve non lo permette. Tra l’altro sono paraboliche e, spesso, trafficate. Quindi è probabile imbattersi in veicoli poco avvezzi alla guida in montagna, rischiando di invadere la propria corsia. Facendo mille manovre, talvolta in piena curva e costringendo noi a fare altrettanto.
Da parabolico a diabolico è un attimo se si vuole poggiare un piede, al volo.
Mai scegliere quello a interno curva perché si rischia di non trovare appoggio (a meno di essere alti almeno due metri!).
Orbene. La via dello Stelvio si può dire sia lastricata di buone intenzioni!
Per giungervi, ad esempio, oltre alla sveglia all’alba anche la noiosissima pianura padana…
Il Telepass segna l’ingresso a Cesena e poi encefalogramma piatto fino a Brescia, verso il lago d’Iseo, costeggiandolo risalendo lungo la SS42. Finalmente un barlume di brio!
Pian piano si passano Boario, Esine, Edolo… dove svoltando verso ovest, sulla SS39, ho iniziato a scaldare le gomme sull’Aprica. Giusto un po’ di esercizio di stile, prima di raggiungere la mia bestia nera, mi avrebbe sciolta un po’.
Usato per la prima e ultima volta, mi è stato comodo anche l’interfono: quel giorno il mio compagno di viaggi mi precedeva, così da descrivermi strada e traffico in tempo reale, a qualche decina, centinaia di metri prima di me! E ha ha funzionato.
Il divertimento sull’Aprica è durato poco, e via verso nord per Stazzona, Tirano e, infine, Mazzo di Valtellina.
Proprio a Mazzo ho soggiornato, presso il bed and breakfast Free Hugs – San Booking! -.
Pulito, confortevole e geograficamente perfetto per le mie esigenze.
[Free Hugs: “Abbracci gratis”… ammodernato recentemente e decisamente molto pulitio. Il proprietario e la sua mamma ci hanno realmente accolti con molto calore, mettendosi a disposizione per ogni evenienza. Incluso il caffè pomeridiano. Il costo è di 55 euro in media per una matrimoniale, colazione e Wi-Fi inclusi. La cucina è grande, all’esterno c’è anche un piccolo terrazzino, dove bearsi della vista e prendere una boccata d’aria].
Sistemata la Gopro sul sellino, su per Bormio! Proprio il lato lombardo è quello più semplice dalle curve morbide e più ampie…
Strada bellissima e fortunatamente semideserta, forse per l’orario o l’apertura estiva recente.
L’obiettivo era percorrere almeno tutti gli ottantotto tornanti andata e ritorno (per poi, qualche mese dopo, replicare ma inserendoci il summenzionato Umbrail), quindi arrivare in cima non mi bastava: avevo puntato Prato per girare la moto e tornare su per pranzo.
Con il secondo scopo, cioè evitare l’acqua preannunciata che, immancabilmente, si è presentata all’ora del caffè graziandomi per pranzo.
E poi, pappa. Ce l’eravamo meritata tutta!
La scelta è stata dettata da una sola prospettiva: la prospettiva, per godere del mondo circostante, affacciati sui monti, innevati e dormienti.
Ancora meglio la tisana nel rifugio, dopo, durante l’alternarsi di pioggia, neve, pioggia e… sole in compagnia di alcuni bizzarri ciclisti austriaci!
Ma cosa si mangia al Passo dello Stelvio?
La cena a km 0 nell’albergo-ristorante Franca, noto per i suoi pizzoccheri. È necessario prenotarli in anticipo e a ben ragione: son tanto squisito da aver fatto il bis.
[Il locale si trova a Tovo di S. Agata, sulla via Roma in piena Valtellina – tra Sondrio e Bormio -. Si raggiunge agevolmente e si affaccia sulla strada. All’interno ha un paio di sale accoglienti e non troppo grandi, dedicate sia ai clienti dell’hotel ma anche aperte agli esterni. Fino all’anno scorso era aperto sia a pranzo che a cena con un menu tradizionale e i prezzi nella media].
L’esperienza sullo Stelvio mi ha segnata in tanti modi, ma mi ha talmente affascinata che ad agosto, quando me l’hanno riproposto, ho faticato a dire di no.
Nonostante un po’ di timore residuo, la fortuna mi ha sostenuta ancora una volta: nel tardo pomeriggio estivo, nella settimana di ferragosto, risalire da Prato è stato come percorrere un’autostrada deserta. Pochi motociclisti e qualche marmotta intravista nella natura, che ha dato quel quid di emozione positiva che non guasta mai!
Il panorama alpino è invidiabile e indescrivibile. Il verde, i colori e anche solo la vista di quella serpentina asfaltata, dall’alto, rendono l’esperienza unica
Lo consiglierei…? Sì! Ovviamente esorterei a farsela in moto – o in bici per i pazzi che ne hanno il coraggio! – ma il luogo merita tanto da poter sopportare anche un altro mezzo… Almeno per chi non soffre il mal d’auto, perché temo che non ci sia Travelgum che tenga!